Gabriele Zarotti

Ci sono attimi.








Ci sono versi 

di domestiche parole,

parole di poeti ormai passati

che tornano alla mente

quasi per caso.

 

Non parlo di versi

che si mandavano a memoria per dovere,

in tempi andati.

Non parlo di grandi

 e celebrate poesie.

 

Parlo di frammenti.

Fragili memorie.

Piccole emozioni

che ci portiamo dentro per la vita. 

 

Attimi.

 

Che

quando meno te l’aspetti bussano alla mente

e  con un fil di voce

ti sussurrano all’orecchio

minute,  e umane  debolezze

senza età.

 

perché tu mi dici: poeta…

io non sono un poeta

…..

vedi: non ho che lacrime da offrire al silenzio.

…..

Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;

solamente perché i grandi angeli

su le vetrate delle cattedrali

mi fanno tremare d’amore e d’angoscia;

solamente perché, io sono, oramai,

rassegnato come uno specchio,

come un povero specchio melanconico.

…..

Io amo la vita delle semplici cose

Quante passioni vidi sfogliarsi poco a poco

…..

 

Sì,

oggi mi sento 

un po’ crepuscolare. 

Ma sono certo che  fra poco

il fiume che mi scorre dentro senza sosta

questi  vagabondi versi li cancellerà.

 

 

 

 

 

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Published on e-Stories.org on 05/19/2020.

 
 

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